E’ l’Italia del coronavirus. E’ la persecutoria idea di essere contratti dal virus, questo sconosciuto e invisibile ospite che tanto ha rispolverato le nostre recondite paure e remote fragilità, mascherate dalla superficialità della vita di tutti i giorni. Un ospite indesiderato che ha attanagliato la voglia di fare una passeggiata, di respirare all’aria aperta, di incontrare la gente e di esporci alle relazioni. Già, le relazioni con le persone che danno il senso di sentirti vivo, di confrontarti e talora pure di confortarti attraverso una parola, un pensiero, un ascolto, un abbraccio. Tutte cose che abbiamo messo da parte perché ci hanno consigliato di stare a casa, di non andare in posti affollati, di stare attenti a chi tossisce accanto a noi perché da quel gesto potremmo contrarre il virus, quell’invisibile maligno che per qualcuno è stato letale. Paure, angosce, fobie, panico che ci ha fatto perdere la retta via di pensare razionalmente, facendo un distinguo di cose che dovrebbero far parte dell’equilibrio umano. E così ci comportiamo come se fossimo ammalati veramente, rinchiudendoci in casa dopo avere riempito le dispense dell’inutile, lavarci le mani ripetutamente con sapone e disinfettanti liquidi comprati a chili nei supermercati e magari nell’ambito della stessa famiglia temere pure di essere infettati da un asintomatico componente. E’ diventato il nostro modo di scacciare il virus, quasi fosse lì dietro la porta ad infiltrarsi tra le fessure della porta per attaccarci. Si chiama persecuzione, l’alienazione della mente che è stata distorta dell’eccessivo timore di ammalarsi. Ma questa non è vita, anzi con questo modo di entrare seriamente sull’orlo di una crisi di nervi, non facciamo altro che aggiungere ore, giorni, settimane, che abbiamo sprecato nell’angoscia di vivere da potenziali ammalati, quando in realtà non lo siamo. Una forma ipocondriaca alimentata dall’eccessivo timore, che è fuorviante delle giuste precauzioni da prendere senza abbandonarsi alla deriva dell’inutile. Riprendiamo a vivere seguendo le basi elementari dell’igiene che adottiamo sempre, perché fanno parte del comune senso dell’educazione che ci hanno insegnato fin da bambini, ma soprattutto ritroviamo insieme il senso perduto dell’armonia di vivere, di parlarci, di guardarci negli occhi, senza vedere nell’altro un potenziale nemico da allontanare come se fosse un appestato. Riprendiamo fiducia in noi stessi con la logica di chi sa vivere in maniera adeguata.
Salvino Cavallaro